Alla fine del ‘500 Milano era già da tempo sotto la dominazione spagnola, lontani erano gli echi dello sfarzo di Ludovico il Moro, così come il rigoglioso fiorire di repertori sacri e profani, legato a quest’epoca felice. Non possiamo non ricordare però Vincenzo Ruffo che nel repertorio sacro, secondo i dettami del Cardinal Borromeo, diede vita a quegli intenti di semplificazione e chiarezza della polifonia che furono il riferimento per tutti i compositori “controriformati”...

Approfondimenti

Andrea Falconieri (1586 – 1656)
Bella porta di rubini
Andrea Falconieri
O bellissimi capelli

Francesco Lucio (1628 – 1658)
Fuggi pur

Francesco Cavalli (1602 – 1676)
Lucidissima face
Da La Calisto

Francesco Cavalli
Dolce amor, bendato dio

Antonio Vivaldi (1678-1741)
Sonata per violoncello e continuo in La minore RV 44.

Barbara Strozzi (1619 – 1677)
Amore dormiglione

Barbara Strozzi
L’amante segreto

Giulio De Ruvo (XVII secolo)

Nicolò Porpora (1686 – Napoli, 1768)
Alto Giove
Dall’Opera “Polifemo”

Francesca Biliotti, contralto
Massimo Raccanelli, violoncello
Donatella Busetto, cembalo

Alla fine del ‘500 Milano era già da tempo sotto la dominazione spagnola, lontani erano gli echi dello sfarzo di Ludovico il Moro, così come il rigoglioso fiorire di repertori sacri e profani, legato a quest’epoca felice. Non possiamo non ricordare però Vincenzo Ruffo che nel repertorio sacro, secondo i dettami del Cardinal Borromeo, diede vita a quegli intenti di semplificazione e chiarezza della polifonia che furono il riferimento per tutti i compositori “controriformati”. Lo stesso Borromeo però impose alla città un’incondizionata censura a tutte le forme di spettacolo, escludendo Milano da quel fervente sviluppo verso il nuovo genere dell’Opera, che invece forgiava la vita musicale di Mantova, Firenze e Ferrara.
Caratteristica peculiare della dominazione spagnola però fu il proliferare di un’aristocrazia “minore”, ma desiderosa di sfarzo e ricchi cerimoniali che si profuse in balli, spettacoli e banchetti, soprattutto per mettersi in luce nelle occasioni di visite illustri, quali quelle di Massimiliano e Filippo d’Asburgo o l’arciduca Giovanni d’Austria. Fu proprio nell’occasione della visita di Margherita d’Austria, nel 1598 che, all’interno del Palazzo Ducale venne costruito il primo teatro milanese, il “Salone Margherita”, in onore dell’illustre ospite, con tre ordini di palchi e un loggione.
Così, chiuso e protetto dalle mura palatine, poteva offrire tutto ciò che all’esterno era vietato, purtroppo dedicato solo al pubblico di corte!
L’attività del Salone Margherita durò quasi un secolo e ospitò repertori dei maggiori autori dell’epoca, Cavalli, Ferrari, Mannelli, Cesti, provenienti da Roma, Firenze, Venezia.
L’incendio nel 1708 lo distrusse completamente e la città chiese che fosse costruito nello stesso luogo il Regio Ducal Teatro.
Per il Teatro alla Scala ci vorrà ancora del tempo….